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Gioco d'azzardo: sala piena a Sarzana per l'incontro con Diana De Martino

Sala piena alla Missione di Sarzana per il secondo incontro del ciclo di formazione "Dipendenze patologiche: il gioco d'azzardo": molti infatti, accogliendo l'invito degli organizzatori del corso (COMETA, Volontari di Crescita Comunitaria, L'égalité, Camminare Insieme, Vivere Insieme, Comune di Sarzana), hanno partecipato alla conferenza della dott.ssa Diana De Martino.

Il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia – organo di coordinamento delle indagini sulla criminalità organizzata – ha offerto una panoramica dettagliata sui rapporti inquietanti che legano mafie, gioco e cattiva politica nel Belpaese. Per più di due ore, il magistrato si è soffermata nella descrizione degli interessi della criminalità nel settore del gioco d'azzardo legalizzato e praticato su concessione dello Stato: se da un lato l'universo dell'azzardo è tradizionalmente un comparto di punta dell'economia mafiosa, è all'altro lato sorprendente notare come questo rapporto abbia assunto negli anni più recenti connotati di particolare e preoccupante rilevanza: complice l'espansione economica senza precedenti nel settore (più che quadruplicato in meno di dieci anni, a fronte di un'offerta di gioco sempre più vasta, insidiosa e articolata), ma complici anche le disattenzioni e le incertezze di un legislatore poco lungimirante. Il mondo del gioco legale garantisce all'erario otto miliardi di euro di gettito annuo, cui però si vanno a contrapporre gli enormi – e difficilmente quantificabili – danni sociali che l'espansione dell'azzardo comporta: una dinamica che permette alle mafie (nessuna esclusa) di tessere il proprio gioco criminale, concentrando l'attenzione sui tasselli più redditizi del sistema, la galassia degli apparecchi da intrattenimento (meglio conosciuti come slot machine, new slot, video lottery), il mondo delle scommesse sportive e la giungla dell'azzardo on line. Attraverso il controllo del gioco lecito, le mafie si aggiudicano profitti eccezionali – ulteriormente gonfiati dalle irregolarità che consentono alle mafie di imporsi sul mercato dei giochi come un concorrente invincibile perché profondamente sleale: appare tuttavia concretissimo anche il rischio – comprovato da numerose risultanze investigative – che la filiera del gioco si presti a coprire il riciclaggio dei proventi di altre attività illecite. Una grande "lavanderia" legalizzata, laboratorio del disagio sociale e dell'espansione di criminalità organizzata e microcriminalità, una realtà nei confronti della quale la società civile e gli enti locali appaiono sostanzialmente disarmati. «Soltanto i comuni – nota Diana De Martino – hanno manifestato una concreta volontà di contrasto rispetto alla drammatica espansione del fenomeno: tentativi che però naufragano contro le barriere della normativa di settore, che di fatto priva gli enti locali di qualsiasi competenza. I comuni non hanno strumenti per agire efficacemente, occorre ripensare l'ordinamento più complessivo». Altrettanto sconfortante è il quadro delle responsabilità di sistema: «La classe dirigente del paese non ignora l'entità del problema, anzi la conosce assai bene: non dimentichiamo che la fortuna del gioco è anche determinata dal peso che lobby potentissime esercitano sul Parlamento nazionale» prosegue il sostituto procuratore, affiancato, nel corso della serata, dall'introduzione e dall'intervento del referente provinciale di Libera La Spezia, Marco Antonelli: proprio Antonelli ha aperto la serata con un approfondimento puntuale sul volto criminale del gioco d'azzardo (illecito, ma anche illecito) nella provincia della Spezia e in quella limitrofa di Massa e Carrara, ricostruendo fatti e personaggi che abbracciano quarant'anni di storia locale, dall'esordio malavitoso del boss Carmelo Musumeci (oggi all'ergastolo ostativo) fino alle vicende di Vincenzo Di Donna, esponente di rilievo della Nuova Camorra Organizzata in grado di imporre, a cavallo del 2000, il controllo del proprio cartello criminale sul comparto delle macchinette, in gran parte del territorio spezzino e lunigianese, realizzando condotte estorsive e intimidatorie nei confronti di concorrenti e altri soggetti attivi del settore. «Importante e necessario – ricorda Antonelli, mentre consegna nelle mani della dott.ssa De Martino una copia dell'opuscolo Una storia semplice – pare che Sarzana è 'ndranghetista, con cui il coordinamento di Libera La Spezia ha voluto ricostruire un quadro delle vicende criminali più significative che hanno interessato la Valdimagra nell'ultimo cinquantennio – richiamare alla mente storie e nomi magari già noti, per non dimenticare mai la fragilità di una regione storicamente esposta al rischio del radicamento del crimine mafioso, anche e soprattutto nel settore delicato e ambiguo dell'azzardo legalizzato».

 

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