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"Aver rescisso il contratto con Pessina porterà a spendere circa 100 milioni di euro in più"

Le osservazioni del Manifesto per la sanità locale in merito al piano finanziario per la realizzazione del nuovo ospedale Felettino.

 

Abbiamo studiato con attenzione l'analisi sulla manovra finanziaria per la costruzione del nuovo ospedale del Felettino effettuata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica (DIPE) – in collaborazione con l’Ispettorato generale per la contabilità e la finanza pubblica della Ragioneria Generale dello Stato.

Da tale analisi si può ricavare che il progetto non è stato promosso, ma rinviato a settembre (se non bocciato) in molte delle sue parti determinanti.

Infatti, l’analisi del DIPE critica con rigore e serietà di argomentazioni il percorso amministrativo/finanziario congegnato dalla Regione insieme ad IRE e a Cassa Depositi e Prestiti.

Per intanto dobbiamo notare che le nostre perplessità sul sistema di finanziamento del progetto (in particolare se il Partenariato Pubblico Privato (PPP) fosse più conveniente rispetto ad un appalto tradizionale) e sull’allocazione dei rischi erano pienamente fondate. Così come pertanto fondata si rivelava la nostra richiesta di accesso agli atti. Richiesta respinta da IRE nonostante un sollecito di diverso avviso espresso dal Difensore Civico.

Allo stato e sulla base delle valutazioni del DIPE, risulta assolutamente necessaria una analisi accurata della documentazione del progetto (attualmente secretata anche per i Consiglieri Regionali), proprio sulla base delle criticità riscontate dal DIPE e proprio per accertare l’economicità del PPP rispetto ad un appalto tradizionale con fondi esclusivamente pubblici e l’allocazione dei rischi.

Ciò che chiediamo e ciò che faremo
- Chiediamo che tutti gli atti del progetto siano de-secretati e resi pubblici
- Chiediamo che il progetto e l’analisi critica del DIPE siano oggetto di approfondito dibattito in sede di Conferenza dei Sindaci dell’ASL 5, aperta al pubblico
- Chiediamo che tutta la procedura di finanziamento sia integrata con una valutazione comparativa di convenienza tra PPP e appalto tradizionale con fondi pubblici
- Invieremo alla Procura della Corte dei Conti il documento del Dipartimento governativo affinché quella Magistratura sia pienamente in grado di monitorare al meglio, anche con puntuali riscontri, la Regione qualora essa intenda eludere o disattendere le critiche e le osservazioni di illegittimità rilevate dal DIPE.

Analisi della valutazione espressa dal DIPE
La scelta di realizzare il nuovo ospedale ricorrendo al PPP ha certamente riscontro di legge, ma è sbagliata in quanto più onerosa di ogni altro tipo di pubblico appalto. Il PPP costa molto di più per gli alti tassi di interesse e di profitto che vanno a remunerare il capitale privato investito.
In genere si ricorre a quel tipo di appalto quando la Pubblica Amministrazione non ha sufficienti capitali per realizzare le proprie opere.

Non è questo il nostro caso.
Infatti il partner privato dovrebbe apportare 86 milioni di euro per completare il finanziamento occorrente ad arrivare ai 264 milioni totali, quale costo preventivato per il nuovo ospedale (di cui ca. 175,7 per la costruzione e i restanti per accessori, arredi, etc). Sono già disponibili 104 milioni dello Stato già impegnati da molti anni ed inoltre i 74 milioni della Regione. Col capitale privato di 86 milioni si vorrebbe chiudere il cerchio. Ma tale somma poteva essere recuperata in altro modo. Una parte non da poco, oltre 23 milioni, potevano essere recuperati rinnovando l'Accordo di Programma Integrativo, stipulato nel 2017, ma decaduto per decorrenza di termini qualche anno fa, a seguito della decisione regionale di disdire il precedente appalto. In realtà tale Accordo Integrativo è stato “resuscitato” dalla Regione, ma non per l'ospedale di Spezia a cui esso era dedicato, ma per girarlo a favore di altre opere sanitarie di altre Asl liguri.

Se si fosse data attuazione all’Accordo di Programma Integrativo, sarebbero mancati circa 60 milioni che potevano essere trovati con un mutuo bancario (preferibilmente con la Cassa Depositi e Prestiti che pratica i più bassi tassi di interesse), tenendo conto che la Regione può contrarre mutui solo per realizzare investimenti.

In ogni caso ed anche oggi, la Regione spenderebbe molto meno con un appalto con risorse pubbliche tramite mutui, di quanto spenderà ricorrendo al Partenariato Pubblico-Privato. Questo tipo di contratto è sempre molto più oneroso di quello completamente pubblico. Basti pensare che tra rendimento atteso e costo del debito il privato mediamente si attende circa il 9% sul capitale da lui investito. Il quasi 9% si ottiene sommando il 6% per il rischio di impresa (determinato sulla base del differenziale di rendimento storico di lungo periodo tra titoli azionari e obbligazionari sui mercati finanziari internazionali) al costo del debito ipotizzato al 2,8% (determinato sulla base dell'onerosità media delle linee di finanziamento del PEF dell'opera pubblica)..

Il tutto viene poi onerosamente aggravato dai costi lievitati, a seguito delle improvvide scelte operate dalla Giunta Regionale nel passato.

Studiando la nota del DIPE, possiamo oggi tirare le somme di quanto è costato l'aver interrotto, ed infine disdetto, l'appalto precedente.
A causa di quella disgraziata decisione, oggi dobbiamo spendere quasi 100 milioni di euro in più.

Infatti l'analisi dei costi aumentati, soprattutto per gli anni persi col relativo incremento dei prezzi, è impietoso: + 35 milioni per aumento del costo di costruzione dell'edificio, +17 milioni per l'aumento dei costi per arredi e dotazioni medicali, +11 milioni per spese di collaudo, + 14 milioni aggiuntivi di accantonamento per imprevisti. Una parte, esigua, va per miglioramenti progettuali del nuovo progetto al suo interno, l'incremento restante é per la lievitazione dei prezzi nel frattempo cresciuti. A questi costi dobbiamo aggiungere i 23 milioni persi del finanziamento statale dell’Accordo Integrativo del 2017, in quanto non utilizzati nel periodo di tempo prestabilito.
Sommando i 23 milioni persi per l'ospedale di Spezia a tutti i costi per i prezzi lievitati a causa degli anni persi inutilmente, si arriva alla somma di 98 milioni di euro buttati al vento.

Per tappare quel buco si ricorre ora al capitale privato. Il quale va però lautamente remunerato con un tasso di rendimento dell'8,8%. Questo sarà a carico del bilancio annuale dell'ASL 5 che pagherà per 25 anni e 6 mesi – ogni anno - ben 10 milioni e trecentomila euro solo per il ristoro del capitale privato investito. Si conferma che il privato ci mette 86 milioni ma alla fine dei 25 anni e mezzo avrà totalizzato un recupero di 262 milioni provenienti dall'Asl 5.

Continuiamo a chiedere: anziché accollare sui futuri bilanci dell'Asl spezzina tali rendite e costi finanziari non converrebbe impegnare quelle ingenti risorse per assumere stabilmente medici, specialisti, infermieri, tecnici che mancano enormemente all'Asl 5 da troppi anni?
Ed esisterebbe pure una terza via, ancor più conveniente per il territorio: ridimensionare il progetto del nuovo Felettino con un numero di posti letto che con quelli del San Bartolomeo di Sarzana rispondano alle esigenze del nostro territorio mantenendo i due nosocomi (urgenza/emergenza a La Spezia ed elezione a Sarzana. Si otterrebbe la possibilità di terminare l’opera con i finanziamenti totalmente pubblici, evitare l’ingessamento venticinquennale dei bilanci ASL, spostando i costi del canone del PPP su investimenti in personale e strutture.

Riepiloghiamo per sommi capi alcune delle criticità essenziali evidenziate dal DIPE, in particolare derivanti dall’esame della “bozza” di contratto tra ASL e Privato.
- Il mancato rispetto del limite del 49% di contributo pubblico per la costruzione
- la necessità che il contratto con il privato (già di 25,5 anni) non sia oggetto di proroghe
- l’effettivo trasferimento dei rischi al privato (nella “bozza” non chiariti)
- l’attenta previsione che non vi devono essere attività extra canone (già di oltre 10 mln l’anno) da pagare a parte e a carico ulteriore dei bilanci ASL


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