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Comunità Marinara Cinque Terre: "Ecco cinque priorità urgenti su cui intervenire"

La Comunità Marinara delle Cinque Terre manda una lettera aperta al Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre.

La Comunità Marinara delle Cinque Terre si rivolge al Presidente del Parco Nazionale delle Cinque Terre per porre l'attenzione su cinque punti che la comunità ritiene rilevanti su cui intervenire:

"L’area Marina Protetta delle Cinque Terre è stata istituita il 12 dicembre 1997 ed il 6 ottobre 1999 nasceva ufficialmente il Parco Nazionale delle Cinque Terre. I fini istituzionali dei neo nati enti sono ben descritti nei loro statuti istitutivi. Oggi, a distanza di oltre venti anni, riteniamo sia possibile fare una comparazione tra l’odierna situazione ed il periodo antecedente la nascita dei due enti. Prenderemo in considerazione solo c i n q u e priorità a nostro avviso fondamentali e lo faremo nel rispetto dell’identità, della memoria e delle conoscenze storiche del nostro territorio.

Depurazione

Analizzando la situazione degli scarichi a mare di tutti i 5 borghi, al di là dell’installazione di impianti (grigliatori) più o meno recenti ed evoluti, più o meno a norma con le vigenti normative e troppo spesso non perfettamente funzionanti, non sfuggirà che non esiste in tutto il comprensorio un vero impianto di depurazione a ciclo completo. Possedere un impianto a “norma” non significa assolutamente scaricare a mare reflui perfettamente e completamente depurati. Significa, nel caso l’impianto funzioni correttamente, scaricare reflui sottoposti ad alcuni processi di lavorazione (disoleatura, sgrossatura ecc.), in modo tale che le sostanze scaricate rientrino nei valori prefissati. Per accertare il corretto valore delle sostanze scaricate, si procede per campionatura alla analisi delle acque. Nel caso in cui i parametri non risultassero conformi scatta il divieto di balneazione. Per la dispersione delle sostanze ancora presenti nel refluo fognario si utilizza il metodo della diluizione (colonna d’acqua); per tale motivo oggi i reflui fognari vengono scaricati tramite tubazioni a profondità e distanze dalla costa fissate da precise normative. Viceversa se i reflui scaricati a mare subissero procedimenti completi di depurazione, gli stessi, pur soggetti a periodici controlli, potrebbero essere semplicemente scaricati direttamente a mare o in qualunque altro corso d’acqua, così come previsto dalle normative. Quindi oggi, il prodotto finale scaricato a mare seppur migliorato là dove tutto funziona correttamente, nelle concentrazioni dei suoi fondamentali, risulta molto simile a ciò che veniva scaricato a mare il giorno antecedente la nascita dei due Enti. La situazione risulta ancora più pesante in considerazione di una quasi totale assenza di reti per la separazione tra acque bianche e nere, della fatiscenza di gran parte delle condotte fognarie e delle maggiori quantità di prodotto organico finale scaricato a cui sommare le maggiori quantità di polifosfati (detersivi). CM5T, in questi anni, ha sempre denunciato i mal funzionamenti degli impianti, la loro inadeguatezza rispetto ad una Area Marina Protetta e ha convintamente sostenuto la necessità di compiere un definitivo salto di qualità, affinché si arrivi al più presto alla soluzione definitiva del problema.

Materie plastiche

Il problema derivante dall’uso delle materie plastiche rispetto alla data del 6 ottobre 1999 è nettamente e drammaticamente peggiorato. Da alcuni anni sappiamo quale enorme problema per l’ambiente ciò costituisca. Appare francamente incomprensibile al di là delle solite “strombazzate” giornalistiche che un parco ed un’area marina protetta non abbiano ancora dato vita a progetti seri e fattivi per contenere tale problema.

Erosione costiera

L’erosione costiera ed i fenomeni franosi, sono fatti acclarati e ben conosciuti. Il tratto di costa compreso tra punta Pineda ed il promontorio del Mesco è da alcuni anni off-limits per fenomeni franosi in atto. Le spiagge di riporto di Corniglia e Guvano, i cui problemi di erosione erano in corso già prima della nascita del Parco, oggi paiono inesorabilmente perdute. Vista la scarsità di spiagge naturali nel nostro comprensorio, la scelta di lasciare al loro destino questi arenili seppur di riporto, oltreché determinare un’accelerazione dell’erosione della retrostante parete, di fatto ha mandato in fumo una potenziale forma di economia derivata ad esse collegata. Evidenziamo che oltre la spiaggia di Guvano è andato perso anche il retrostante muraglione di contenimento, splendida opera manifatturiera di inizio novecento; stessa sorte toccherà prima o poi al muraglione di Corniglia se si continua quasi ad ignorare la sua esistenza. Stabilito che nessuno è direttamente responsabile del fenomeno, pare lecito chiedere che cosa ne è stato del tanto decantato progetto “Mare Got” per cui erano stati stanziati € 4.959.419,64. Ricordiamo che i lavori erano in capo alla Regione Liguria e dovevano iniziare il 1 gennaio 2017 e terminare il 31 gennaio 2020. Nella vicina Francia anch’essa interessata da tale progetto ci risulta che molto è stato fatto.

Pressione nautica

La distanza che intercorre tra la punta di Montenero ed il promontorio del Mesco misura circa 9,5 km, di fatto questo piccolissimo specchio di mare sul quale si affacciano tutti cinque i borghi, risulta tra i più trafficati d’Italia. La pressione nautica indubbiamente è molto più pesante di quella precedente la nascita dei due enti, Parco e AMP. Questo caotico traffico, generatosi per motivi esclusivamente economici, se non correttamente controllato e gestito, produce effetti negativi sull’ambiente in termini di rumori, scarichi a mare di idrocarburi ecc. Questo avevano sostenuto i vertici dell’Area Marina Protetta in occasione della presentazione nel mese di gennaio/febbraio 2020 del “disciplinare AMP per l’anno 2020”. L’ente tramite la proiezione di slide aveva illustrato ai presenti i dati derivanti dagli studi universitari riguardanti le conseguenze negative che tale situazione produceva. Da tutto ciò si dovrebbe quindi dedurre che compito primario dell’ente sia ridurre e contenere tale caotico traffico, magari riducendo le licenze ai soli ed effettivi residenti oltreché agli indispensabili battelli di linea. Invece, forse per assecondare forti interessi economici esterni al territorio questo non avviene, al contrario sono state ultimamente concesse alcune nuove licenze trasformando da locazione senza conducente a locazione con conducente. La grande pressione marina, si riversa anche sulle piccole ed anguste marine dei 5 paesi, presso le quali da sempre trovavano ricovero e ormeggio i piccoli natanti dei residenti. Queste aree, sempre di anguste dimensioni, a causa del notevole aumento delle attività in esse esercitate, paiono oggi inadeguate e vicino al collasso. Le nuove attività mal si conciliano con i ristretti spazi a disposizione. La precaria e non più garantita logistica nautica locale, unitamente alle stringenti formalità amministrative ed ai paletti imposti dal disciplinare AMP, di fatto porterà quanto prima alla scomparsa del diportismo locale e delle caratteristiche attività ad esso collegate.

Pesca

Prima dell’avvento del Parco e della AMP, nel comprensorio vi erano molti pescatori professionisti, ai quali si aggiungeva una moltitudine di diportisti locali, che per esclusivo diletto praticavano la pesca nei modi consentiti. Prima di allora, chiunque si cimentasse nella pratica della pesca, sia professionale che sportiva, aveva assicurato un buon ritorno in termini di pescato e di varietà di pescato. Oggi, vuoi per nuove attività economiche sorte, ma soprattutto in conseguenza di una vistosa scarsità di pescato, le licenze professionali sono pochissime ed i pochi pescatori dilettanti, solo in rari e fortunati casi, si avvicinano alla piccola quantità di pescato consentita. Appare quindi oggettivamente difficile sostenere che il nostro mare sia ricco di pesce; certamente tale desolante quadro non si riscontrerà nelle ristrettissime “zone A” di divieto assoluto. Logico, altrimenti cosa ci stanno a fare? 

Ci rivolgiamo nuovamente a Lei Presidente del Parco Queste c i n q u e , per noi di Comunità Marinara Cinque Terre, sono alcune delle priorità sulle quali intervenire con tempestivo decisionismo. Invece, pur consci di ciò, gli enti preposti, all’insaputa di tutto il comprensorio hanno deciso di investire ingenti somme nella pista ciclopedonale Monterosso/Levanto. Ebbene, se all’interno del tunnel esistente si vuole far passare un tubo che collega gli scarichi di Monterosso al depuratore di Levanto, si proceda pure (perché solo adesso?), ma lo si posi direttamente nel tunnel già esistente e comunque a totale carico dell’ente gestore ACAM/IREN, consentendo così al Parco di destinare l’ingente somma al territorio delle Cinqueterre considerando che il finanziamento ministeriale specificatamente era destinato al “contrasto dei cambiamenti climatici”. Se questo significa essere ambientalisti, allora sì lo siamo! Ci rivolgiamo nuovamente a Lei Presidente del Parco. Sono trascorsi due anni dalla Sua nomina, alla fine del mandato mancano ancora 3 anni: utilizzi tale periodo per dare un senso compiuto all’esistenza dell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre".

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