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Vertenza Coopservice, la Corte Costituzionale dice sì all'in house ma non risolve la questione In evidenza

di Elena Voltolini - Pronunciamento favorevole alla Legge regionale, ma sulle assunzioni resta il vincolo dell'evidenza pubblica.

Anche l'istituzione di una società in house non avrebbe risolto e non risolverebbe la questione OSS di Coopservice: è quanto emerso dalla parole della ASL5 audita questo pomeriggio dalla III Commissione Consiliare del Comune della Spezia.

La questione, che è ben nota e si trascina da anni, torna ad essere affrontata dalla Commissione a seguito del pronunciamento della Corte Costituzionale sulla Legge Regionale che permetterebbe l'istituzione di una azienda in house. Si tratta di una soluzione, ed una legge, che erano state bocciate però dal Governo (allora a maggioranza PD-M5S), come ha tenuto a sottolineare durante la discussione Fabio Cenerini, in qualità di Commissario.

La Corte Costituzionale, invece, non boccia la legge, ma c'è comunque un ma che porta alla conseguenza che anche con l'istituzione di una società in house la vertenza Coopservice non verrebbe risolta, secondo quanto sottolineato da ASL5.

“La sentenza della Corte Costituzionale – afferma la ASL - dà la possibilità alla Regione ed alle Aziende sanitarie di attivare società in house anche per il settore sanitario ma, oltre a considerazioni di carattere strutturale e di sostenibilità economica, bisogna considerare anche un altro aspetto”.

“Nel giudizio della Corte dei Conti sul rendiconto generale della Regione Liguria si è visto che anche le società in house devono adottare procedere di evidenza pubblica per le assunzioni di personale – sottolinea ASL 5 - La Corte dei Conti dice che non si può bypassare tale procedura e non si possono eludere le clausole sociali. Per le assunzioni, quindi, bisogna fare veri o propri concorsi o almeno delle selezioni”.

Da questo la conclusione: “La società in house non può essere lo strumento con cui bypassare il concorso per i lavoratori di Coopservice”.

Una conclusione con la quale è in disaccordo il Commissario Massimo Baldino, che sottolinea: “In alcune regioni in situazioni analoghe a quelle di Coopservice è stata seguita la strada dell'azienda in house con clausola sociale. Ovviamente questo ha esposto le Regioni a ricorsi, che sono però stati poi vinti".

"Si tratterebbe di avere il coraggio e gli avvocati per vedere la strada seguita da queste regioni e procedere in modo analogo ma – conclude Baldino – si tratta di scelte. C'è più poco da dire su questa vicenda, tutto è già stato detto”.

Il Commissario Emanuele Corbani sottolinea: “Ora la vicenda arriva a conclusione. Ora è davvero chiaro che la creazione dell'in house non permette comunque di derogare al criterio che da sempre vige per lavorare nel pubblico”.

Se davvero sarà la parola fine sulla vicenda lo diranno solo il tempo ed eventuali ricorsi sul concorso.

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