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La manifestazione per la pace in Palestina in piazza Europa In evidenza

Le organizzazioni sollecitano l'Italia a farsi promotrice di "un'azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale".

"In Palestina serve un'azione diplomatica, di pace e di rispetto del diritto Internazionale. Occorre fermare la violenza, rimuovendone le cause, e riconoscere lo Stato di Palestina". E' questo il cuore del Manifesto alla base della manifestazione che si è svolta oggi in Piazza Europa, contro il conflitto esploso in questi giorni tra Israele e Palestina, alla quale hanno aderito, Anpi Casola Fivizzano, Anpi provinciale La Spezi, Archivi della Resistenza, Arci provinciale La Spezia, Associazione Culturale Mediterrane, Auser La Spezia, CGIL, CISL e UIL La Spezia, Circolo Arci Canaletto, Emergency La Spezia, Laboratorio di pace, Legambiente La Spezia, Non una di meno - La Spezia, Officina Rossa - spazio popolare, Partito comunista italiano, Rifondazione Comunista La Spezia, Solidarietà con il popolo Saharawi, Unione degli studenti - Il Sindacato studentesco, Libera, Sinistra Italiana.

A causare l'escalation di violenze, continua il Manifesto, sono la sospensione delle tanto attese elezioni previste per il 22 maggio, quindi la provocazione di gruppi radicali di coloni israeliani in marcia verso i quartieri palestinesi della città vecchia, seguita della decisione di impedire ai palestinesi di raggiungere la Spianata della Moschea per la preghiera del Ramadan, e ancora il viatico concesso ai coloni di espellere i palestinesi dalle loro case in molti quartieri di Gerusalemme Est e specialmente a Sheikh Jarrah.

Un crescendo di violenze che si è esteso in altre città israeliane e palestinesi, fino ai lanci di missili dalla Striscia di Gaza e la conseguente azione militare israeliana. "Tutto ciò dimostra – scrivono i proponenti – quanto sia indispensabile che le Nazioni Unite, l'Unione Europea e gli Stati nazionali non si fermino alle dichiarazioni di condanna e al richiamo alle parti di fermare la violenza, ma che prendano posizione per eliminare le cause che provocano la violenza e l'ingiustizia che subisce il popolo palestinese e, di rimando, anche la popolazione israeliana".

La decisione di sospendere e rinviare le elezioni è "una conseguenza diretta dello stato di debolezza e di precarietà giuridica in cui vive la popolazione palestinese, apolide e sotto occupazione". Il comportamento del governo israeliano è stato "chiaramente ostile allo svolgimento delle elezioni, dal rifiuto della missione del Parlamento europeo, agli arresti dei candidati e al divieto di qualsiasi attività elettorale a Gerusalemme Est, in violazione degli accordi di Oslo ancor oggi in vigore, e riferimento legale per regolare il processo elettorale nel territorio palestinese (Cisgiordania, Gerusalemme Est e Striscia di Gaza israeliana).

Sindacati, associazioni, forze politiche rilevano anche che "le espulsioni di famiglie palestinesi dalle loro case nei quartieri di Silwan e Sheick Jarrah, oltre a mostrare l'applicazione della legge in modo etnico e discriminatorio, non fanno che alimentare nuovo odio e violenza tra le due comunità". Per i proponenti pensare di "risolvere la 'questione palestinese' con espropri forzati, demolizioni di case e sostituendo la popolazione palestinese con nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme Est è quanto di più dannoso e contrario alla costruzione di una pace giusta e alla convivenza tra le due comunità".

Le organizzazioni sollecitano l'Italia a farsi promotrice di "un'azione diplomatica di pace e di rispetto del diritto internazionale, chiedendo alle Nazioni Unite, all'Unione Europea e ai capi di governo che hanno a cuore la pace e la coesistenza tra palestinesi e israeliani di fermare questa nuova ondata di violenza, intimando ad Hamas di bloccare il lancio dei razzi e al governo israeliano di rimuovere l'assedio di Gaza e di fermare qualsiasi tipo di ritorsione contro la popolazione della Striscia di Gaza".

Inoltre di "impiegare tutti gli strumenti politici, diplomatici e di diritto internazionale pe fermare l'espropriazione e la demolizione delle case a Gerusalemme Est" e di "esigere dal governo israeliano la rimozione di tutti gli ostacoli che impediscono le elezioni libere e regolari in Cisgiordania, Gerusalemme Est e nella Striscia di Gaza, come previsto dagli accordi di Oslo, firmati dalle parti". Sollecitano l'Italia, inoltre, a "sostenere e assistere l'Autorità nazionale palestinese per l'organizzazione e la realizzazione del processo elettorale, evitando ulteriori rinvii".

Sempre in tema di elezioni, sindacati ed organizzazioni invocano l'invio "di osservatori internazionali neutrali per monitorare il processo elettorale, i giorni del voto e il conteggio dei voti, che si svolga secondo gli standard internazionali di trasparenza e con pieno diritto di voto per tutta la popolazione residente in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme e nella Striscia di Gaza". Infine, chiedono di "agire in sede Onu per un immediato riconoscimento dello Stato di Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite, per permettere ai due Stati di negoziare direttamente in condizioni di pari autorevolezza, legittimità e piena sovranità".

"Un paio di considerazioni a caldo sulla piazza di oggi", così Fabio Quaretti (Cgil) ha commentato in un post su Facebook la manifestazione di oggi.

"Intanto è stato bello ritrovare tanti giovani riuniti sotto parole d'ordine come pace, tolleranza e convivenza. Una piazza laica - alla quale hanno aderito anche organizzazioni ebraiche, a sostegno della causa palestinese- con la quale è necessario mantenere un contatto, affinché queste parole continuino ad esserne il collante".

"Una piazza che ha visto gli organizzatori impegnati a mantenere il distanziamento, raccomandare l'uso delle mascherine e dei disinfettanti, fatica invero improba dato il contesto. Credo che il mondo assicurativo ed il sindacato in particolare debbano lavorare per ridurre la distanza che ad oggi di fatto ci separa da queste ragazze e ragazzi che hanno dimostrato tutta l'energia dei loro anni ed al contempo il bisogno ed il desiderio di farsi ascoltare".

"Colmare il vuoto di rappresentanza, essere al loro fianco per consigliarli e per accettare consigli da loro. È faticoso e significa mettersi in discussione, ma credo sia la cosa giusta da fare".

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