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Troppo sommerso e la Regione è immobile: impiantisti pronti a restituire le credenziali Caitel In evidenza

di Elena Voltolini - Secondo gli operatori del settore non avrebbe rispettato gli impegni presi, ora denunciano una situazione insostenibile e chiedono il cambio di passo.

Duro attacco degli impiantisti di CNA Liguria nei confronti della Regione. All'Ente vengono contestati un “atteggimento burocratico”, la sottovalutazione dei rischi per la sicurezza pubblica e la scarsa attenzione nei confronti dell'impegno profuso dalle imprese, sia a livello economico che di persone, nel rispetto degli accordi assunti, di concerto e in accordo, ormai oltre 4 anni fa. Gli impiantisti, insomma, contestano alla Regione di non avere fatto la propria parte.

La questione è quella del censimento e della manutenzione degli impianti di riscaldamento ed inizia nel 2016 con l'introduzione di Caitel, il Catasto degli impianti termici della Regione Liguria.

La Regione avrebbe dovuto essere presente, dare risposte e sostegno e promuovere una massiccia campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini affinchè facessero controllare i propri impianti. A detta degli impiantisti, però, tali compiti sono stati disattesi.

“Ormai la situazione è insostenibile – afferma Matteo Sacchetti, referente sindacale per la categoria a livello regionale – vogliamo denunciare l'atteggiamento burocratese di Regione Liguria nei confronti delle imprese e la scarsa efficacia di azione per quanto concerne la sicurezza pubblica. La manutenzione degli impianti, infatti, è molto importante, come si evince anche dalla cronaca. Ma non dobbiamo ricordarcene solo quando ci sono episodi gravi, tragedie del genere vanno evitate. Noi, quando è stato predisposto il catasto regionale, abbiamo collaborato con la Regione con il doppio obiettivo di creare un sistema tecnico efficace ed efficiente per la mappatura territoriale degli impianti e per fare una campagna di sensibilizzazione per gli utenti, affinchè fosse chiara l'importanza di avere calderine ben tenute e controllate.
Oggi purtroppo dobbiamo denunciare l'atteggiamento distaccato della Regione e la scarsità dei progressi fatti sul fronte dell'emersione del sommerso”.

Per fare sentire la propria voce, CNA ha convocato una conferenza stampa, in via talematica, che ha visto la partecipazione non solo del Presidente regionale degli impiantisti, ma anche di tutti i 4 rappresentanti provinciali. Questo per evidenziare come i problemi emersi coinvolgano tutto il territorio ligure e dare maggiore forza alle proprie rimostranze e richieste.

“E' molto importante la presenza dei rappresentati di tutte le province liguri -ha esordito infatti il Presidente Impiantisti CNA Liguria Davide Mazzola, che fa un passo indietro, all'inizio della storia – La vicenda risale al 2016, con l'avvio del catasto. L'inizio è stato buono e ha consentito una registrazione massiva degli impianti. Oggi sono circa 548mila gli impianti censiti, ma già nel 2016 eravamo circa al 98% del numero attuale”.

Una partenza a razzo, quindi, poi una brusca frenata, nonostante i margini siano ancora amplissimi, come svelano le stime fatte da CNA: “La Liguria ha circa 1 milione e mezzo di abitanti e con approssimazione possiamo quindi stimare circa 750 mila impianti; ci sono poi le seconde case ad incrementare ulteriormente il numero, che possiamo quindi, verosimilmente, fare salire a circa 1 milione. Quelli censiti sono meno del 50%. Questo comporta gravi rischi per la sicurezza",

Aggiunge Mazzola: “Le imprese in questi anni si sono formate ed hanno fatto investimenti ingenti. A questo si somma anche la pandemia: gli impiantisti hanno sempre lavorato, anche durante il lockdown, ma sono comunque stati colpiti dalla crisi economica e dalla cassa integrazione ed anche, purtroppo, direttamente dal Covid. Tutto questo ha portato a ritardi nella trasmissione dei censimenti. Ma anche in questo caso la risposta che dovrebbe esserci dalla Regione non c'è".

Il Presidente degli impiantisti di Genova Matteo Moretti ribadisce: “Non ci siamo mai tirati indietro, neppure durante l'emergenza. In questi anni le aziende hanno investito molto per il Caitel. Non è solo un bollino, è un controllo per la sicurezza di tutti. Ci aspettavamo di avere un po' più di chiarimenti su come gestire certe situazioni e per lavorare meglio, ma dalla Regione ci viene sempre detto che non ci sono risorse economiche e di persone per metterci nelle condizioni di lavorare meglio. Le campagne informative non sono mai decollate, neanche nel digitale. Sarebbe un inizio, anche se insufficiente, perchè in una regione con tanti anziani come la Liguria certo non basterebbe una pagina di informazione sul sito dell'Ente”.

Infine chiede: “I soldi del bollino che vengono versati nelle casse dell'ente, dove vanno a finire?

Dopo l'intervento di Andrea Bellone, referente per Imperia, che ha evidenziato le difficoltà accentuate dalla pandemia, la parola passa al collega di Savona, Giuseppe Vitellaro: “5 anni fa – ricorda - abbiamo intrapreso il percorso con Caitel e sono state esposte volontà ben precise, alla presenza anche delle associazioni dei consumatori. Avevamo anche la loro approvazione, un risultato storico. In questi anni noi abbiamo fatto la nostra parte. La Regione cosa ha fatto? Abbiamo avuto solo risposte frettolose e scarsa attenzione. Vogliamo che si prenda le sue responsabilità e sia più chiara e veloce. Le risposte devono essere immediate”.

A conclusione il Presidente Impiantisti CNA La Spezia Enrico Castellini: “Nella nostra provincia solo il 50% degli impianti è censito, a livello di sicurezza, quindi, ci sono molti rischi. I controlli sono eseguiti su impianti per la maggior parte censiti e quindi a posto. Mancano le verifiche degli altri, quelli “sommersi”, che sono quelli più a rischio”.
Fa poi un riferimento alla confinante Toscana, dove la situazione, o almeno la gestione del problema, appaiono diverse: “In Toscana è stato approvato lo stanziamento di 6 milioni di euro in 3 anni per fare cambiare le caldaie a chi è in difficoltà economica e altrimenti non potrebbe permettersi questa spesa. Questo è indice di attenzione al problema”.

Insomma, gli impiantisti chiedono un cambio di passo della Regione, ritenendo l'attuale situazione ormai ingestibile, non solo per l'organizzazione del loro lavoro. Portano infatti, a sostegno delle proprie ragioni, anche motivazioni meno “soggettive”: prima fra tutte la sicurezza, messa a grave repentaglio dalla presenza di così tanti impianti non censiti e non controllati; poi il danno ambientale causato da impianti obsoleti e con emissioni prevedibilmente bel oltre quelle consentite, ma citano anche un danno erariale per la Regione, dovuto ai minore introiti per le calderine non controllate e quindi i bollini non emessi.

Le richieste, come detto, sono quelle di una maggiore attenzione e presenza della Regione e anche l'avvio di quelle campagne di informazione e sensibilizzazione della cittadinanza che non sono mai state fatte.

Gli impiantisti sono pronti ad una protesta tanto simbolica quanto incisiva: restituire le credenziali Caitel, una protesta che li mette nelle condizioni di esercitare un diritto privato e legittimo, senza violare alcuna normativa.

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