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"Recos e Regione ignorano gli impatti del biodigestore su un ambiente stremato" In evidenza

La nota del Comitato No Biodigestore.

"Il nostro territorio è già stressato dalla presenza di tante attività insalubri e ambientalmente incompatibili", così il Comitato No Biodigestore Saliceti.

"Questa circostanza è assolutamente sottovalutata nella relazione di Recos sugli impatti cumulativi sull'ambiente del biodigestore di rifiuti organici. L'ufficio ambiente della Regione ha chiesto alla società del gruppo Iren di fare tale valutazione. E il risultato è sconcertante. Recos ha classificato tutti "marginali" gli impatti del nuovo impianto su aria, suolo, sottosuolo, acque, paesaggio, aree protette (Parco), rumori, salute".

"E ha addirittura negato l'esistenza di impatti cumulativi. La società di Iren si è limitata a constatare che non esistono nel registro ISPRA altre procedure di VIA aperte nel raggio di 10 chilometri. Ma gli impatti cumulativi vanno valutati considerando le attività esistenti, non solo quelle future".

"E in questo territorio è già in funzione un TMB di Iren della capacità di 105.000 t/anno (il cui limite con delibere del Comitato d'ambito regionale per sopperire all'eterna emergenza rifiuti nella provincia di Genova è stato portato a 130.000 t/anno), un retroporto con deposito di container, meglio detto una discarica di container".

"Si prospetta la realizzazione di un parcheggio di sosta per i Tir diretti al porto con movimentazione "a chiamata" per alleggerire i disagi del traffico e degli abitanti di viale San Bartolomeo e aree limitrofe, da collocarsi nei terreni SVAR; la realizzazione di un "megadistributore" di GNL (gas naturale liquefatto ovvero metano allo stato liquido), il cui progetto ha già intascato il via libera della Regione e collocato progettualmente in area retroportuale (via De Gasperi), anche in questo caso a poche centinaia di metri da zona densamente abitata".

"Per non parlare del traffico di mezzi pesanti. Il termine "marginale" non rassicura, né tantomeno garantisce, la totale assenza di rischi dell'impianto".

"Gli impianti a biogas, ad esempio, sono classificati a rischio esplosione, secondo la Legge sulla sicurezza di prodotti e apparecchiatura, D. Lgs. 126/98 in recepimento della direttiva 94/9/CE. Secondo la norma EN 1127 persino il fulmine è da considerarsi come potenziale fonte di innesco. Dobbiamo noi ricordare ai Vigili del fuoco che il TMB è già andato a fuoco?".

"Per richiamare l'attenzione delle autorità preposte alla sicurezza e alla tutela dell'ambiente, in vista della seduta del 7 ottobre della Conferenza dei servizi abbiamo inviato un appello alla Prefettura-Protezione civile, Arpal, Als5, Vigili del fuoco, ai sindaci di Santo Stefano Magra e Vezzano Ligure e alla Regione affinché valutino con maggiore rigore gli effetti cumulativi che il nuovo impianto potrebbe provocare su un territorio già provato".

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