"Ore di angoscia e di paura sono state vissute, in primis dai parenti e dai cari, durante la scorsa notte, dopo la scomparsa dell'82enne Francesco Canese e fortunatamente la vicenda si è conclusa con il suo ritrovamento, dopo che l'uomo ha passato un'intera notte, alle intemperie, senza alcun riparo.

Tuttavia il lieto fine ci pone enormi interrogativi sulla collaborazione della base navale militare spezzina nelle ricerche. Già perché Francesco non è si è perso in chissà quale dedalo, ma si è ritrovato a pochi metri dai locali della borgata, a pochi metri dai moli di San Vito (nella foto, ndr), grazie all'impegno di un'intera comunità e soprattutto all'avvistamento di un compaesano dalla finestra di casa, prospiciente l'Arsenale.

Eppure molti marolini, che in quelle ore di angoscia si sono prodigati nelle ricerche, hanno fatto presente alle autorità militari la necessità di estendere le ricerche all'interno dell'Arsenale, soprattutto nelle zone adiacenti locali della borgata e dei nostro porticciolo di San Vito.

In tutta risposta, delle numerose richieste di contribuire alle ricerche, si è visto respinti con estrema superficialità, salvo poi renderci conto che da parte delle stesse autorità militari non è stata estesa nessuna ricerca degna di tale nome.

Ci chiediamo se il prezzo che paga la borgata di Marola, in termini di preclusioni all'accesso al mare, sia anche quello di una sprezzante ignoranza, anche in un momento di profondo bisogno per una comunità, come la ricerca di una persona cara a tutte e tutti i marolini.

Dubbi morali, etici, ma che ci auguriamo finiscano sul tavolo di autorità preposte alla verifica di eventuali mancanze e negligenze".

La comunità di Marola