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Sarzana che botta!: "I Comuni tutelino i cittadini, l’acqua che beviamo, la salute; Provincia e Regione latitano" In evidenza

 

Associazioni e comitati chiedono ai sindaci di nominare a loro volta consulenti autorevoli in vista della Conferenza dei servizi in grado di contrastare il tentativo di Recos.

La nomina di consulenti di alto profilo esperti in geologia e idraulica fluviale è stata sollecitata ai sindaci di Vezzano, Santo Stefano e Arcola dalle associazioni e dai comitati che contrastano il progetto della società Recos di costruire un biodigestore per rifiuti organici da novantamila tonnellate a Saliceti. Nell’appello, promosso dai Comitati No Biodigestore, Sarzana, che botta! e Acqua bene Comune, si sottolinea come, a fronte delle precise argomentazioni del professor Raggi nel corso dell’inchiesta pubblica di VIA sui pericoli d’inquinamento della falda che alimenta i pozzi di Fornola, poco distanti da Saliceti, la società Recos ha nominato un super perito del Politecnico di Milano. E’ evidente il tentativo di mettere in dubbio gli esiti degli approfonditi studi effettuati in passato da enti e società pubblici con una grande firma.

Ebbene associazioni e comitati chiedono ai sindaci di nominare a loro volta consulenti autorevoli in vista della Conferenza dei servizi in grado di contrastare il tentativo di Recos.
Siano i Comuni a tutelare i cittadini, l’acqua che beviamo, la salute, visto che Provincia e Regione latitano.
Sono stati indicati anche alcuni nomi. Si tratta di docenti universitari di Genova e Firenze che già hanno studiato il bacino del Magra prima e dopo la disastrosa alluvione del 2011 anche su incarico della Regione Liguria. Sono noti anche in Vallata per avere nel 2012 tenuto conferenze a Sarzana sulla morfologia del bacino del Magra. Nomi prestigiosi. Il professor Giovanni Seminara, accademico dei Lincei, già docente di idraulica fluviale al DICCA di Genova, esperto di fama internazionale; Michele Bolla Pittaluga, esperto in idraulica e morfodinamica fluviale e in ingegneria ambientale al DICCA di Genova; i docenti di geologia presso la facoltà di Scienze della Terra di Firenze, Nicola Casagli, e Massimo Rinaldi.

Associazioni e comitati sollecitano inoltre l’attenzione dei Comuni che non sono mai stati coinvolti nel definire le scelte dei Piani dei rifiuti iniziare a considerare le alternative credibili al biodigestore per chiudere il ciclo dei rifiuti organici a livello provinciale. Ricordano la visita fatta all’impianto di compostaggio dello stato di San Marino. Impianti assai meno impattanti sull’ambiente e sulla salute e assai meno costosi, perfettamente idonei a soddisfare l’esigenza della nostra provincia di trattare meno di trentamila tonnellate di rifiuti organici l’anno, quantità pari a un terzo dell’impianto progettato da Recos. Da Genova, ferma al 34 per cento di raccolta differenziata e priva di impianti, è già previsto come probabile l’arrivo di ottanta mila tonnellate di rifiuti indifferenziati all’impianto TMB, già esistente a Saliceti. Perché accanirsi contro la nostra Vallata con un nuovo impianto al servizio del Levante genovese? Dobbiamo per forza essere la pattumiera di Genova?

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