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La maledizione del Felettino: ecco perché il progetto di Pessina è stato bocciato In evidenza

di Gabriele Cocchi – La variante alle fondamenta sarebbe paragonabile “a una completa revisione progettuale”. Nel mirino “lentezza e ritrosia” dell’azienda.

Diverse pagine di spiegazioni tecniche con tutte le motivazioni che hanno portato alla bocciatura della variante di Pessina per le fondamenta del nuovo ospedale.

Sono il risultato della conferenza dei servizi che si è svolta la settimana scorsa a Genova, oltre che a mesi e mesi di analisi delle 1.700 tavole presentate dall’azienda che nel 2015 si era aggiudicata l’appalto del nuovo ospedale.

Oggi, nelle commissioni congiunte sanità e lavori pubblici, il sindaco Pierluigi Peracchini le ha lette davanti ai consiglieri per fare chiarezza sulle ragioni che hanno portato allo stallo del Felettino.

Pessina a fine 2016, dopo una raccomandazione (non vincolante) ricevuta dalla Provincia pochi mesi prima, aveva presentato quella variante alla costruzione delle fondazioni, senza aumento di costi né di tempi, che soltanto qualche giorno fa, dopo quasi tre anni, è stata bocciata da Ire, la società in house della Regione che svolge il ruolo di stazione appaltante.

Dopo l’ok alla variante, a luglio di quest’anno, da parte del Comune e della Provincia, competenti rispettivamente per le valutazioni idrogeologica e antisismica, mancava giusto il responso di Ire.

Il “no” alla fine è arrivato, aprendo la strada a due possibili soluzioni: la prosecuzione dei lavori con il progetto originario o la rescissione del contratto, con il dettaglio non proprio trascurabile dell’apertura di un contenzioso milionario da parte dell’azienda, con relativa richiesta danni e citazione per danno erariale alla Corte dei Conti. Oggi lo scenario più probabile, neanche a dirlo, sembra il secondo. Scoprirlo è solo una questione di giorni.

Ma quali sono le motivazioni che hanno portato alla bocciatura della variante? Nel documento finale della conferenza dei servizi vengono sottolineati “alcune lacune e alcuni aspetti potenzialmente critici” nelle carte presentate da Pessina, tanto che la variante viene giudicata “equiparabile ad una completa revisione progettuale”. In altre parole: non sarebbe una variante, ma un vero e proprio nuovo progetto rispetto a quello iniziale.

A compulsare le migliaia di tavole inviate dall’azienda, data “l’elevatissima mole di documenti”, ci ha pensato un verificatore terzo, la società Conteco Check, che “ha controllato a tappeto tutti gli elaborati e gli aspetti progettuali considerati critici, come rilevazioni geologiche e geotecniche, di calcolo delle strutture e delle opere impiantistiche e di dimensionamento”.

Nel parere finale vengono ricordate anche le difficoltà incontrate nell’analisi dalla società, “causate da estrema lentezza e ritrosia di Pessina nella consegna dei chiarimenti di volta in volta richiesti”, che “si pongono come primo elemento ostativo all’assenso al progetto di variante”.

A più riprese, infatti, all’azienda erano state richieste diverse integrazioni ai documenti già presentati.

Tirando le somme, secondo i pareri del verificatore esterno e della direzione lavori, il progetto di variante di Pessina non sarebbe risultato “motivato da obiettivi ed esigenze derivanti da circostanze sopravvenute e imprevedibili al momento della stipula del contratto e neppure risulta provato che la variante sia nell’esclusivo interesse dell’amministrazione”. Queste le ragioni prettamente “burocratiche” che hanno portato alla decisione dei giorni scorsi.

E ora? All’impresa, che nel frattempo è entrata anche in procedura di concordato in bianco per sovraindebitamento, è stato intimato di riprendere i lavori rispettando il progetto originario.

Il presidente della Regione Giovanni Toti, dal canto suo, assicura che l’ospedale si farà, con o senza Pessina, anche a costo di riassegnare l’appalto, con i tempi che inevitabilmente slitterebbero ulteriormente di mesi per rispettare i vari passaggi burocratici del caso. Quanto alla data di fine lavori, oggi è impossibile anche solo azzardare una previsione.

Su uno scenario già lugubre, intanto, si allunga l’ombra di una causa milionaria che renderebbe più che legittimo parlare di “maledizione del Felettino”.

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