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Lerici, il messaggio di Ernesto Olivero protagonista alla Festa di Avvenire In evidenza

A Oliviero, maestro nella lotta contro le disuguaglianze e le esclusioni, il premio "Narducci". 

 

Festa di Avvenire ormai in dirittura di arrivo a Lerici, dopo dieci intense giornate. Nel cuore della festa, mercoledì scorso, è stato consegnato ad Ernesto Olivero il premio “Angelo Narducci” per il 2018. La consegna è avvenuta alla rotonda “Vassallo” da parte del vescovo Luigi Ernesto Palletti e del direttore del quotidiano cattolico Marco Tarquinio, presente praticamente per tutto il periodo della festa. A nome del comitato organizzatore e di fronte a un pubblico attento e numeroso, Olga Tartarini ha letto la motivazione del premio: “Nella sua immensa opera nel campo della formazione cristiana e civile, dell’accoglienza delle fragilità, della testimonianza pubblica Ernesto Olivero è esempio da seguire per tutti i credenti, per tutte le persone di buona volontà, per coloro che non si arrendono alla “cultura dell’indifferenza”. In questo nostro tempo complesso, segnato da incertezza e sconforto ma anche dalla sete del buono, del bello e del vero, il fondatore del Sermig (Servizio missionario giovanile), dal 1964, è impegnato in prima linea per rinsaldare o risvegliare negli uomini e nelle donne la speranza. E lo fa anche attraverso una intensa attività di comunicatore, attraverso libri molto letti e molto amati e con interventi periodici sulle pagine di Avvenire al quale offre articoli e meditazioni in forma poetica e dove ha tenuto rubriche di grande successo.
Con umanità, dedizione e professionalità Ernesto Olivero assieme alla Fraternità del Sermig si adopera per sconfiggere la fame con opere di giustizia e di sviluppo, apre le porte all’incontro con chiunque voglia ricercare il senso della propria vita, continua a costruire e tenere aperti nella “sua” Torino, in Brasile e in Giordania gli “Arsenali” della “Bontà disarmante”, dove si può vivere la solidarietà verso i più poveri e dedicare una speciale attenzione ai giovani cercando e costruendo insieme a loro le vie della pace.
Proprio per i giovani, uomini e donne di domani, che più di tutti portano le ferite delle miserie materiali e morali del nostro tempo, Olivero è un maestro nella lotta contro le disuguaglianze e le esclusioni e soprattutto contro il peccato in tutte le sue espressioni di orgoglio e di egoismo, di odio e di violenza.”

Ernesto Olivero è nato nel 1940 a Mercato San Severino (Salerno), è sposato, con tre figli e sette nipoti. Ha lavorato in varie industrie del torinese e poi in banca fino alle dimissioni (1991). La svolta nella sua vita avvenne nel 1964 quando fondò a Torino il Sermig, insieme alla moglie Maria e ad un gruppo di giovani decisi a sconfiggere la fame con opere di giustizia, a promuovere sviluppo, a vivere la solidarietà verso i più poveri soprattutto sostenendo l’opera di un migliaio di missionari. Negli anni Ottanta si costituì poi la “Fraternità della Speranza”, che conta oggi un centinaio di aderenti: giovani, coppie di sposi e famiglie, monaci e monache che si dedicano a tempo pieno al servizio dei poveri ed alla formazione dei giovani, con il desiderio di vivere il Vangelo e di essere segno di speranza. Centinaia di volontari e il movimento internazionale dei “Giovani della pace” si ispirano alla spiritualità e al metodo del Sermig. I giovani, come si vede, sono in cima ai pensieri del Sermig per le difficoltà che si trovano ad affrontare in questo tempo, ma sono anche la speranza per il futuro: argomenti molto significativi in vista del Sinodo e collegati ad uno dei temi della festa di Lerici. Ernesto Olivero da sempre si spende senza sosta per offrire ai giovani testimonianze di vita e valori di riferimento. Dall’”Arsenale della pace”, fondato a Torino nel 1983 dove prima esisteva un arsenale militare, ha chiesto alle autorità mondiali che i giovani siano dichiarati “patrimonio dell’umanità” e come tali rispettati, accuditi, aiutati a crescere.

Ernesto Olivero è stato intervistato nell’occasione dal giornalista di Avvenire Alessandro Zaccuri con il quale ha ripercorso passo passo la sua attività a servizio dei poveri iniziata nel lontano 1964 quando trasformò l’Arsenale militare di Torino in un laboratorio destinato a costruire opere di pace in ben 155 Paesi del mondo. Madre Teresa e il re di Giordania lo hanno proposto per il Nobel della pace. A Zaccuri che gli chiedeva la motivazione del suo impegno ha risposto che era una esigenza che proveniva dalla sua fede. Erano gli avvenimenti stessi che lo costrinsero a realizzare le varie opere, come l’accoglienza ogni notte di duemila persone senza tetto quando un ragazzo di colore gli chiese: “Olivero questa notte dove dormi?” Seguì quel ragazzo alla stazione di Torino e vide che dormiva all’aperto con tanti altri disgraziati. Dopo aver condiviso quella notte con lui, all’addiaccio, decise che non avrebbe più potuto far finta di nulla.

La festa, dopo il “prologo” dell’altro venerdì con lo spettacolo dialettale della compagnia lericina “Marilontani”, si è sviluppato legando insieme, come già detto, il tema dei giovani con quello dei cinquant’anni di vita di Avvenire. Del resto, a questa festa, ideata a metà degli anni Settanta da don Franco Ricciardi – subito dopo che anche in Liguria era iniziata la distribuzione di Avvenire –, il quotidiano dei cattolici italiani è da sempre molto legato: la “madre delle tante nostre feste di oggi”, l’ha definita con un sorriso il direttore Tarquinio, dialogando martedì scorso al belvedere “Stefanini” con Lucia Bellaspiga, altra “firma” del giornale sempre presente alla festa, e con il vescovo di Pavia Corrado Sanguineti, che aveva parlato con passione e con acume dottrinale dell’impegno di evangelizzazione nei confronti dei giovani di oggi. Gli incontri sono stati tanti, e numerosi anche gli eventi collaterali, come la premiazione del concorso letterario “Madonna di Maralunga”, su cui torneremo nelle prossime settimane. Le “cene insieme” nel parco giochi della canonica (l’ultima sarà questa sera, con inizio alle 19.30) hanno poi visto sempre una grande presenza di lericini e di ospiti: una festa, insomma, anche quest’anno completa sotto tutti i punti di vista.

Testo di Giuseppe Savoca

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