La redazione della Convenzione trae origine dalle carenze di lavoro dignitoso fra i lavoratori domestici che sono ancora oggi molto rilevanti.
Per oltre il 56% dei lavoratori domestici non vi è alcuna legge che stabilisce un limite alla durata della settimana lavorativa e circa il 45% di tutti i lavoratori domestici non hanno diritto neanche ad un giorno di riposo settimanale. Inoltre, per circa il 36% delle lavoratrici domestiche le legge non riconosce il diritto al congedo di maternità.
I lavoratori domestici sono fra le categorie più vulnerabili di lavoratori, quelle che sono già marginalizzate e meno preparate per trarre beneficio dagli effetti della ripresa economica.
Ratificando la Convenzione, un paese accetta di sottomettersi al controllo internazionale e ciò stimola gli Stati membri a garantire che la propria legislazione e le proprie politiche siano conformi alla Convenzione. L'annessa Raccomandazione, che rappresenta uno strumento non vincolante, fornisce un'utile guida pratica su come mettere in pratica gli obblighi previsti dalla Convenzione.
Le nuove norme sui lavoratori domestici sono allo stesso tempo rigorose e flessibili: garantiscono una protezione minima ai lavoratori domestici, pur permettendo una flessibilità considerevole, un'ampia ratifica ed un miglioramento costante delle condizioni di vita e di lavoro di questa categoria di lavoratori.
Fra i punti salienti della Convenzione si segnala che i lavoratori domestici saranno riconosciuti come lavoratori e avranno diritto, almeno legalmente, alle protezioni minime garantite a tutte le altre categorie di lavoratori; essi avranno diritto ad essere informati, in modo per loro comprensibile, sui termini e le condizioni di impiego (mansioni, orario di lavoro , remunerazione, riposo) con particolare riguardo al caso dei lavorator migranti.
La convenzione trova applicazione dal 5 settembre 2013.