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Cattolici e politica nel Novecento spezzino In evidenza

Un bel convegno sul Novecento spezzino, visto nelle sue varie articolazioni, ha consentito nei giorni scorsi, all’accademia “Capellini”, di sviluppare più di una riflessione sul ruolo dei cattolici in un secolo che li vide, certo non da soli, tra i protagonisti della vita culturale e politica.

Va tenuto conto che nel secondo Ottocento, con la costruzione dell’Arsenale e delle grandi fabbriche, Spezia conobbe uno sviluppo forse senza uguali in Europa: in pochi decenni la popolazione passò da diecimila ad oltre centomila abitanti, con una infinità di problemi sociali e strutturali da affrontare.

Nel Novecento, poi, ci furono le grandi tensioni sociali delle lotte operaie e, ancora di più, i bombardamenti della seconda guerra mondiale. In tutti quei pur diversi frangenti, i cattolici seppero fare la loro parte. Non si può però parlare di “cattolicesimo politico” se non ci si sofferma prima sul “pre politico”, ovvero sulla straordinaria capacità che, sin da fine Ottocento, quando ai cattolici non era consentito votare, ebbero associazioni e movimenti nell’indicare agende tematiche e nel preparare classi dirigenti.

Così, nei due primi decenni del Novecento l’impegno elettorale legato alla sospensione del “non expedit” (1913) e la nascita del Partito popolare (1919) non si comprenderebbero senza valutare, a monte, il grande impegno educativo e formativo dei Salesiani, con don Bosco che indica a Leone XIII la città di Spezia come una priorità assoluta del suo apostolato verso i giovani; oppure quello nel campo dei mass media del gruppo del settimanale “Il popolo”, legato alla famiglia Borachia ed uscito dal 1905 sino alla dittatura fascista.

A sua volta, dopo la guerra, la Democrazia cristiana conobbe i suoi momenti migliori – che la portarono a governare il Comune dal 1957 al 1969 con i sindaci Federici e Musiani – quando poté mettere a frutto, così come lo fecero le formazioni partigiane, il silenzioso ma fecondo lavoro formativo compiuto negli anni del fascismo da universitari e laureati cattolici.

E’ bello ricordare che la stessa vicenda personale della nuova beata Itala Mela si lega a quel percorso, del quale fu una sorta di mistica e generosa “madrina”. Oggi spesso la politica intende fare appello, anche alla Spezia, alla “società civile”. I cattolici questo lo fecero più volte ed in modo efficace nel corso del Novecento. E la loro storia potrebbe aiutare a ragionare sul futuro.


di Egidio Banti

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