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Luigi Ernesto Palletti: "La carità concreta non deve mai mancare" In evidenza

Santa Pasqua, il messaggio del Vescovo.


Il Signore Gesù è veramente risorto e la luce della Pasqua si irradia su ognuno di noi. È una luce di vita e di pace, mistero di rinascita e di rinnovamento. È un dono elargito dalla misericordia di Dio, che nel contempo chiede però a noi una accoglienza generosa.

Il Signore Gesù, nell’ultima cena, donandoci il suo Corpo e il suo Sangue, ha voluto legare in modo indissolubile l’Eucaristia e la Carità. Infatti nel compiere la lavanda dei piedi agli apostoli, ci ha consegnato in modo inequivocabile un gesto che deve accompagnarci in tutta la nostra vita. «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 35), e ancora: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (Mt 25, 40). Dunque, anche se in forme diversificate, la carità concreta non deve mai mancare nella vita di ognuno di noi.

Nel contempo, però, Egli ci chiama ad una più intima amicizia con Lui, a riconoscerlo come nostro Redentore: ci invita alla santità. Non dobbiamo infatti dimenticare le sue parole: «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?» (Lc 9, 25). Dobbiamo quindi riscoprire la bellezza di una vita santa. Poco importa se in questo non saremo sempre compresi. È invece necessario avere il coraggio di percorrere questo cammino. La santità, infatti, è il frutto più bello della Pasqua del Signore.

Quest’anno siamo, poi, siamo particolarmente interpellati su tutto ciò proprio dall’evento della beatificazione di Itala Mela, che si terrà qui, alla Spezia, il 10 giugno prossimo. «Cresciuta in un contesto familiare ateo, abbracciò anche lei tale proposta e visse così gli anni della sua giovinezza fino a quando, nel misterioso disegno della Provvidenza, incontrò la luce della fede. Da quel momento iniziò per lei un cammino nuovo, che la portò fino a desiderare una condizione di vita monastica. Ma il Signore, attraverso varie vicissitudini, la condusse ad essere totalmente sua lasciandola però in pieno contatto con il mondo che la circondava (la sua famiglia, le amicizie, la scuola, i travagli della guerra, le vicissitudini legate alla malattia...). Tale rimase la sua vita anche quando, dopo tanta attesa, poté emettere i voti come “Oblata Benedettina” del monastero di San Paolo Fuori le Mura, in Roma. Secolarità, vita consacrata, desiderio di una condizione eremitica e impegno fattivo nel mondo, trovano in lei una mirabile sintesi, che non può sfuggire alla nostra attenzione. Sempre alto è stato il livello di professionalità sia nella scuola e nelle ripetizioni private, sia nell’incontro e nel confronto con le persone, senza mai venir meno a quello sguardo soprannaturale che le permetteva di vedere molto più in profondità di quanto la sola ragione umana possa fare. In questo non è difficile per noi comprendere il forte richiamo a riscoprire la vocazione alla santità nella vita in cui Dio ci chiede di operare, e nel contempo alla responsabilità di ognuno di annunciare ai fratelli la gioia e la bellezza del Vangelo» (cfr. Linee pastorali, 19).

Concludo rivolgendo a tutti i miei più cordiali auguri di Buona e Santa Pasqua e invocando su ciascuno la benedizione del Signore.

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