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CGIL, CISL e UIL: "Rilanciare l'Arsenale con investimenti e piani industriali" In evidenza

"Mentre il dibattito politico che si sta svolgendo in Città durante questi giorni è tutto incentrato sulla eventuale demolizione delle navi militari all'interno dell'Arsenale spezzino, il Governo Italiano si appresta a stanziare ben 37 milioni di euro per sistemare e rilanciare l'Arsenale di Taranto."

 

Così Matteo Bellegoni, segretario della Camera del Lavoro, Antonio Carro, segretario provinciale CISL e Nadia Maggiani, Segretaria provinciale UIL, che continuano: "Insieme alle categorie della funzione pubblica e difesa e alle RSU dell'Arsenale abbiamo richiesto un incontro per capire il dettaglio con cui avverranno le operazioni di demolizioni delle navi e soprattutto se sarà applicata la normativa europea che riguarda la bonifica e lo smaltimento dell'amianto in ambito civile e se sarà rigorosamente rispettata durante le fasi quotidiane di lavorazione; e, quindi, essere messi a conoscenza di quali risorse economiche la Marina Militare avrà intenzione di stanziare per la salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini spezzini.

Tuttavia, mentre si discute di un'attività che riteniamo marginale per il futuro sviluppo industriale dell'Arsenale e delle sue aree, il Governo decide di investire una somma ingente per il rilancio dell'Arsenale di Taranto e nemmeno un euro per quello della Spezia. Bene ha fatto il Governo ad investire in un'area caratterizzata da una forte depressione economica e industriale, martoriata dalle vicende dell'Ilva e inserita in un contesto territoriale, quello del Mezzogiorno, che sta vivendo un vero e proprio dramma economico e sociale.

Invitiamo però le Istituzioni tutte, nazionali e territoriali, a riflettere su due aspetti: anche la Provincia della Spezia non se la passa poi così tanto bene.

Se è vero che i dati economici ed occupazionali non sono nemmeno avvicinabili alla realtà del Sud Italia, è altrettanto vero che, così come affermato recentemente anche da Confcommercio, la nostra Provincia è da considerarsi "il Sud del Nord-Ovest", con dati di pesante inoccupazione, disagio sociale crescente e di una presenza industriale, soprattutto relativa alla grande industria nazionale, che si sta progressivamente e pericolosamente riducendo.

Il secondo aspetto è che sarebbe stato opportuno aprire una riflessione congiunta sul futuro degli Arsenali, Taranto e La Spezia, investendo su entrambe le realtà per costruire dei veri e propri piani industriali di rilancio dei due territori, trasformando quelli che oggi rappresentano il simbolo di due città industriali in declino, in luoghi di rilancio economico e di riscatto sociale.

Continuano i tre segretari: "Lanciamo un forte appello al Presidente della Provincia e Sindaco di La Spezia, Massimo Federici, al Senatore Massimo Caleo, al Ministro della Difesa Roberta Pinotti e al Ministro della Giustizia Andrea Orlando affinché si facciano portavoce, verso il Parlamento e il Governo, sulla necessità di finanziare interventi urgenti anche per l'Arsenale della Spezia, nella stessa ottica con la quale verranno concessi a Taranto, ovvero valutando l'opportunità di traino economico che avrebbero.

Non siamo contrari aprioristicamente alla demolizione di alcune navi dismesse all'interno dell'Arsenale, sempre che ricorrano tutti i presupposti che richiederemo in maniera rigorosa e perentoria alla Marina Militare e all'Agenzia Industria Difesa, tuttavia non è questo il futuro che sogniamo per il futuro di Spezia.

Sul piano di sviluppo concordato, occorre partire dall'immediato finanziamento del Piano Brin, che colleghi industria della difesa, distretto delle tecnologie marine, polo universitario e riconfiguri un nuovo ruolo delle aree militari, liberando e riconsegnando alla Città quelle inutilizzate, costruendo i presupposti di un vero e proprio Distretto Industriale e Tecnologico nelle restanti, avviando una proficua e stabile collaborazione tra Pubblico e Privato.

Concludendo, ricordiamo a tutti che la situazione è urgente e drammatica, non solo in relazione al danno economico e occupazionale che i mancati finanziamenti comportano, ma perché le strutture e i macchinari presenti in Arsenale stanno per subire danni ormai irreversibili e il rischio è che tra poco tempo ciò che avverrà sarà una triste contesa tra Territorio e Marina per un pugno di macerie."

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