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"No a svendite e speculazione sul patrimonio della Palmaria" In evidenza

L'intervento di Rifondazione Comunista.

"La federazione spezzina di Rifondazione Comunista rimarca il giudizio complessivamente negativo in merito all'accordo di programma per la valorizzazione dell'isola Palmaria che verrà firmato il 20 febbraio presso il Comune di Porto Venere.

Il percorso che ha portato alla definizione dell'accordo stesso, avviato tramite "protocollo di intesa" più di tre anni fa, transitato dalla stesura del masterplan curato dall'architetto Kipar e presentato la scorsa estate in Comune, presenta diverse lacune che mortificano e compromettono il giusto concetto di riuso civile di beni dismessi dalla Marina Militare.

In particolare desta perplessità il riconoscimento di una "contropartita economica" per la Marina Militare a fronte dei beni dismessi dal demanio, beni da anni assolutamente non necessari alla difesa nazionale e lasciati degradare dalla Marina stessa per decenni.

Tale contropartita consisterà, infatti, in interventi su beni che la Marina Militare non intende liberare, quali i bagni dei sottufficiali, dei dipendenti difesa e l'area del Terrizzo, per la quale anzi la Marina stessa avrebbe avanzato proposte di riuso ricettivo e sportivo per un totale compreso tra i 260.000 euro minimi (nel caso, improbabile, che il Comune non riesca a "piazzare" sul libero mercato nessun immobile tra quelli trasferiti) fino a 2.600.000 euro in caso di vendita totale dei beni.

In sostanza il Comune si vedrà obbligato, per poter anche solo immaginare un riuso dei beni vincolati e monumentali (anch'essi fatiscenti e ora sottoutilizzati, quali il forte Palmaria/Batteria Cavour o la Batteria Semaforo, in passato già parzialmente utilizzata quale Centro di Educazione Ambientale) a cedere gran parte se non tutti i beni dismessi non vincolati, di fatto operando quale agente immobiliare, peraltro con "rischio di impresa" in caso di mancata vendita.

Incomprensibile anche la scelta di scorporare dal ragionamento del riassetto dell'isola la parte del Terrizzo, ovvero la più densa di funzioni attualmente (arrivo linee traghetti, punto di raccolta rifiuti, ormeggio residenti ecc.) dalla dismissione, che avrebbe dovuto essere invece uno dei "perni" del ragionamento.

In generale si ha la sensazione che l'accordo stesso sia semplicemente un meccanismo avviato al fine di mettere rapidamente sul mercato una certa quantità di immobili, commercialmente appetibili, lasciando alla Marina Militare le funzioni (prettamente ludiche) residue ed ignorando completamente sia gli aspetti di salvaguardia naturalistica e culturale, sia le legittime aspirazioni di sviluppo e di lavoro che avrebbero potuto avviarsi per i residenti del comune.

Gli indirizzi contenuti masterplan (che è stato scelto dal tavolo di regia, tra una rosa di cinque proposte e di cui non si è mai potuto parlare in consiglio comunale se non a percorso concluso) pur non contestabili nella totalità, manifestano le stesse criticità.

Si "apre" pesantemente un fronte di riuso agricolo che francamente non solo risulta poco credibile economicamente ma che sopratutto, ad oggi, non ha avuto nessun riscontro operativo nel territorio, né sotto il profilo formativo (corsi, iniziative di recupero terreni abbandonati o dismessi, creazione di coop locali) né infrastrutturale (sovvenzioni per recupero muri a secco, inserimento di frantoi, o cantine sociali).

Inoltre si ignora quasi totalmente la valenza storico-culturale delle fortificazioni presenti sull'isola, omettendo o sorvolando su alcune particolarità costruttive e lasciando per alcune di esse la sola "funzione ricettiva" quale indicazione d'uso e si mortifica la parte boschiva e naturalistica (oggi predominante sull'isola) che infatti viene in parte ridimensionata.

Il tutto ha finito con trasformare una splendida opportunità (liberare aree dismesse e abbandonate) in un rischio.

Noi diciamo con forza no a svendite e a speculazioni travestite da valorizzazioni, ad accordi operati lontano dal territorio, a sviluppi e presenze turistiche a vantaggio di pochissimi ed "escludenti" nei riguardi dei normali cittadini.

Chiediamo che vengano riconsiderate le priorità del futuro dell'isola, mettendo salvaguardia ambientale, riscoperta e valorizzazione storica dei manufatti sabaudi presenti, attenzione agli aspetti sociali ed economici dei residenti del comune di Porto Venere".

Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia

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