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Damiano: eutanasia del commercio a Sarzana In evidenza

Pubblichiamo la nota inviataci dall'Architetto Gianfranco Damiano, Presidente della Camera di Commercio italo-libica, da tempo in polemica con l'Amministrazione sarzanese, riguardo la crisi del commercio e la distribuzione delle aree produttive.


È ingeneroso, oltre che discutibile, imputare ai commercianti la maggiore responsabilità della crisi che attanaglia il loro settore a Sarzana.


In effetti esistono diverse e rilevanti cause e non tutte sono considerate, neppure da chi oggi è sindaco e che per decenni ha retto anche l'assessorato al ramo.


Il concetto che per incrementare le presenze a Sarzana bastasse favorire la crescita dei centri commerciali, si è rivelato un boomerang che ha sbriciolato gli esercenti del centro urbano. L'effetto ha provocato anche la fuga di quei commercianti arrivati nel tempo in città e che avevano trovato fattori efficaci a supporto delle loro attività, non la Sarzana da bere ma un unicum: un irripetibile scrigno di bellezza, di storia, di eventi, di cultura e di tradizioni.


Il piano regolatore degli anni '90, con la proposta della "strada vetrina" sulla variante, cercava di contenere l'espansione della grande distribuzione (GDO), assegnando già ad un congruo numero di aree la possibilità di accogliere esercizi di grande superficie.


Il Piano urbanistico promuoveva un equilibrio "commerciale" tra un centro urbano da proteggere e una variante che avrebbe, nel tempo, rischiato di soffocare (per troppa esuberanza) la nostra tradizione mercantile; le Amministrazioni nel tempo hanno invece agito raggiungendo, forse inconsciamente, risultati opposti.


Con una sequela impressionante di varianti urbanistiche, si è distrutto l'equilibrio tra le due aree a totale svantaggio del centro storico; ciò ha generato anche il caos viabilistico sulla variante che, in alcune ore del giorno, ingabbia di auto e di inquinamento la stessa città
Alla violazione della pianificazione tra le due aree si sono aggiunti altri fattori negativi: il mancato spostamento del casello autostradale, un'elevata disponibilità a consentire edificazioni (sempre con una raffica di varianti) in aree che avrebbero potuto consentire maggiori flessibilità alla rete viabilistica, per arrivare ad oggi, dove si concede l'edificazione in aree destinate a verde attrezzato e soggette anche al vincolo idrogeologico.


A tutto ciò, come se non bastasse, sono sopraggiunti altri fattori negativi: il costante degrado del decoro urbano, il sottoutilizzo dei contenitori urbani (cittadella in primis, congelandola anche con un discutibile museo virtuale), una distorta gestione della differenziata che ha portato la città ad essere costantemente satura di contenitori per i rifiuti, il mancato sostentamento del settore antiquario e delle prestigiose iniziative espositive (Mostra nazionale), una rete perimetrale di parcheggi insufficienti, l'offerta di una sequela di eventi incongrui, più vicini al parco giochi che alla valenza del centro storico, l'inadeguatezza del consorzio che gestisce la promozione, l'immissione di circa 10.000 mq. di superficie commerciale col piano Botta, la dequalificazione costante del mercato ambulante, ... e non ultima l'esosità delle locazioni, ancorata sempre alla già elevata redditività ante crisi.


Mentre quest'ultima arriverà ad autoregolamentarsi per l'esuberanza di offerte, sulle restanti occorrerebbe riflettere e attuare serie riflessioni.


L'applicazione della legge regionale sul commercio (promossa dalle lobby della GDO) ha prodotto l'ulteriore lacerazione della rete del commercio a Sarzana; questa è stata applicata solo e grazie alle disinvolte varianti che, su spinte meramente speculative e fondiarie, hanno portato alla situazione odierna, pressioni che, essendo ancora in atto, porteranno a breve ad altri insediamenti.


L'alleggerimento delle tasse comunali resta comunque un piccolo sollievo, un altro cerotto sull'emorragia in corso; altro non si intravede, né studi di pianificazione per approdare a strumenti strutturali capaci di rallentare ed invertire la crisi odierna e né una disponibilità al dialogo.


La richiesta di autocritica ai commercianti è solo un esercizio cinico; gli esercenti pagano in modo rilevante, accanto alla crisi nazionale, anche i frutti avvelenati di un distorto utilizzo delle risorse del territorio (tangibili e intangibili).


Le serrande abbassate sono la peggiore e più drammatica manifestazione di autocritica che si possa immaginare.

 

GianFranco Damiano

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