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Dalla Italiana Petroli al contratto di solidarietà: i sindacati al fianco di 22 lavoratori Comdata In evidenza

In un comunicato congiunto, che potete leggere qui sotto, Filctem CGIL, Femca CISL ed UILTEC raccontano la vicenda di 22 lavoratori passati dalla Italiana Petroli a Comdata e che ora hanno "un contratto di solidarietà e molte incertezze sul futuro". Per questi dipendenti, i sindacati chiedono l'impegno di Comdata, ma anche di ENI e delle istituzioni.

 

Questa nota vuole raccontare il travagliato percorso lavorativo di un gruppo di lavoratori quasi tutti ex dipendenti dell'azienda ENI, la cui "odissea" inizia nel lontano 1985 con la chiusura della Raffineria Italiana Petroli che operava in Via Fontevivo alla Spezia dall'inizio del secolo scorso.
Dalla chiusura dell'attività scaturiscono pensionamenti, trasferimenti in altre realtà del gruppo ed il ricollocamento di alcuni lavoratori in un'attività di gestione della contabilità dei buoni carburanti ENI e di altri gestori, attività di notevole rilevanza in quanto il suo svolgimento rende necessario l'interfacciarsi quotidianamente con enti esterni quali Nato Forces, Stato Città del Vaticano, ecc. E' proprio questa attività che i lavoratori continueranno a svolgere con impegno e competenza, incrementando e arricchendo il know-how aziendale che dovrebbe sempre essere tenuto in considerazione, preservato e salvaguardato per il valore del capitale umano aziendale che esso rappresenta.

E' il 2000 quando i vertici Eni decidono che questa attività deve essere esternalizzata. Viene quindi costituita una società srl ad hoc, Omnispedia srl, che ha inizialmente come unico socio la stessa ENI e nella quale vengono "trasferiti" tutti i dipendenti che si trovano a "subire" questa decisione senza essere interpellati e senza avere alcuna possibilità di scegliere se trasferirsi in un'altra sede del gruppo e proseguire in questo modo il proprio rapporto di lavoro con la società dalla quale erano stati assunti.

Negli anni successivi, nell'asset societario di Omnispedia si inserisce un'altra azienda specializzata nelle attività di outsourcing del customer operations. Entra così in scena Comdata, oggi società leader a livello europeo nel campo delle attività delle telecomunicazioni, che si occupa prevalentemente di servizi tipici dei call center e lavora per importanti aziende. Tale inserimento è stato propedeutico all'acquisizione di importanti commesse dell'Eni.
Comdata acquista dapprima una quota minoritarie, gradualmente, la totalità del capitale fino ad incorporare Omnispedia.
Ad oggi, Comdata occupa nella sede della Spezia circa 260 dipendenti, di cui attualmente 22 provenienti, attraverso la sopra citata cessione di ramo di azienda da Agip Petroli (ex IP), da Omnispedia.

Alla fine del 2015, Comdata perde purtroppo in modo inspiegabile la gara di appalto per la gestione per conto di Eni della contabilità dei buoni carburante e della moneta elettronica. Il bagaglio di conoscenze e di esperienza pluriennale che questi 22 lavoratori hanno portato con loro in questa lunga odissea perde così ogni valore, ogni ragione di essere. Ancora una volta, come in altre realtà, le ragioni del capitale economico hanno la meglio su quelle del capitale umano.
Per cercare di fronteggiare questa perdita, all'inizio del 2016, Comdata destina questi lavoratori alla gestione di una nuova commessa, quella post-vendita FFH, le cui oscillazioni di volume verso il basso non riescono a garantire a questi lavoratori un'occupazione stabile e continuativa rendendo necessario il ricorso alle ferie forzate sino ad arrivare a quello della cassa integrazione con conseguente decurtazione dello stipendio.

Oggi, questi lavoratori sono in regime di "contratto di solidarietà" e lavoreranno per un anno ai minimi termini.
Oltre all'impatto economico legato alla diminuzione dello stipendio, non può passare inosservato l'impatto psicologico legato all'incertezza di questi lavoratori per il proprio futuro lavorativo.
Seppur consapevoli che, in un generale contesto economico sfavorevole e con un tasso di disoccupazione alle stelle, la chiusura di aziende, la perdita di posti di lavoro non fa più scalpore e che l'ordinaria precarietà di molti lavoratori è diventata di ordinaria amministrazione, vogliamo ribadire il nostro impegno per cercare di tutelare i rapporti di lavoro in essere in un contesto locale già depauperato dalla chiusura di molta realtà lavorative con conseguente perdita di posti di lavoro.
Il territorio spezzino ha conosciuto negli ultimi anni un crescente impoverimento della capacità occupazionale. Il ridimensionamento o la chiusura di alcune realtà non è purtroppo stato controbilanciato e compensato dalla nascita di altre realtà lavorative e dalla creazione di nuovi posti di lavoro. Duole ammetterlo, ma bisogna farlo con onestà di pensiero e di coscienza, il nostro territorio non presenta un grande potenziale di riconversione professionale. E' pertanto indispensabile concentrare le nostre energie nella salvaguardia dei posti di lavoro presenti sul territorio e diffondere la consapevolezza che il precariato fisso destabilizza il contesto sociale in cui viviamo.

Nel caso di questi lavoratori, chiediamo a Comdata, società che occupa più di 15.000 dipendenti, che presenta un bilancio in positivo e che sta attuando politiche di crescita e di espansione, di garantire loro una continuità lavorativa. Se davvero, come dichiarato dall'Azienda, l'"efficienza e la qualità del servizio offerto" è considerata così importante tanto da annoverarla come componente essenziale del "valore che Comdata è in grado di creare ogni giorno per i clienti", non è accettabile che l'esperienza e l'impegno pluriennale di questi lavoratori non vengano valorizzati e tutelati...
Altresì chiediamo ad Eni, in quanto primo datore di lavoro di questi dipendenti ed oggi cliente strategico di Comdata, di impegnarsi, compatibilmente con le leggi in vigore, a contribuire alla ricerca di una soluzione per la salvaguardia dell'occupazione di questi lavoratori.
Facciamo inoltre appello alle istituzioni tutte affinchè vigilino e si adoperino a trovare le migliori soluzioni.

Oggi la nostra battaglia è a favore di questi lavoratori, ma lo spirito con il quale la combattiamo ed i valori che ci portano a farlo, vogliono essere a tutela di tutti i lavoratori e soprattutto di coloro che potrebbero in futuro trovarsi anch'essi a vivere, con impotenza e loro malgrado, la propria storia di ordinaria precarietà!

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