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Editoriale: totosindaco? Ma non è una lotteria! In evidenza

di Umberto Costamagna – Confrontiamoci sulle priorità prima che sui nomi, sul "cosa" prima che sul "chi".

Come una lotteria. Il futuro della nostra città considerato come l'esito di un'estrazione di nomi. Il futuro dei nostri figli appeso alla tombola di liste e partiti che, dall'alto delle torri di avorio dove sono rintanati, scelgono la cartella con il nome considerato vincente (a volte quello... meno perdente). Girandole di nomi che il vento di questi giorni scompiglia, sparge sulla città, mischia in una specie di mes-ciua insipida (tu eri di qua, ora ti si ritrova di là... accade anche questo!). Nomi, autoproclamazioni, ipotesi di nomi, candidature su cui litigano i soliti noti (io vorrei, non vorrei, ma se vuoi...), sui quali si confrontano come facevamo da ragazzi nei cortili, nelle piazze, all'oratorio, con le figurine Panini: cosa mi dai in cambio di un Pizzaballa valido? Ho qui un Cucchiaroni doppio, puoi prenderne uno... (e mi scuso per i riferimenti datati ma questi sono i miei ricordi). Alcuni media l'hanno definita, appunto, il "totosindaco". "Il nome del futuro Sindaco estratto sulla ruota di Spezia è...": insomma un gioco, una lotteria, anzi un azzardo, una scelta che sembra basata sulla dea bendata: speriamo bene che esca il nome giusto! In questa girandola di nomi, in questa ventosa e impazzita maionese, c'è finito anche chi scrive. Non so come, ma c'è finito (e ne sono onorato).

Ma per una volta, prima dei nomi, vogliamo parlare dei programmi? Prima del "chi", vogliamo pensare, tutti insieme e seriamente, al "che cosa"? È più importante "chi" farà il prossimo Sindaco o "cosa" farà per il nostro futuro, per la nostra città, per i nostri figli e magari anche per i nostri nipoti? Io sono uno di quelli che non considera esaurita la funzione dei partiti, siano essi quelli tradizionali che le nuove forme di aggregazione sociale. Ma i partiti e le associazioni sono fatti da uomini e donne che quotidianamente si devono confrontare con la realtà, con la vita, quella che scorre minuto per minuto fra mille problemi e qualche opportunità. Io credo che questi uomini e queste donne, i cittadini tutti della nostra città, sono preoccupati del nostro futuro, di questi lunghi anni di crisi dalla quale non si vede ancora una fine certa. E non basta un nome più o meno conosciuto o un volto più o meno simpatico per pensare che la prossima amministrazione cercherà di fare politiche che in qualche modo riducano la preoccupazione, dare risposte concrete e soprattutto far rinascere la speranza. Ma perché non ci confrontiamo sui contenuti? Io provo a dire la mia, con umiltà ma con l'esperienza di chi quindici anni fa ha voluto iniziare anche nella nostra città un'attività d'impresa che oggi a Spezia dà lavoro a circa 700 persone (2.500 in tutta Italia) regolarmente assunte a tempo indeterminato, ma in un settore dove soffia un fortissimo vento di crisi, come dimostrano anche le recenti cronache nazionali.

La "prima priorità" (sì lo so è pleonastico ma ho bisogno di un rafforzamento) che il prossimo Sindaco (o meglio, la prossima amministrazione perché non è più tempi di "un uomo solo al comando") dovrà affrontare è il lavoro. La seconda priorità è il lavoro e la terza è ancora il lavoro! Il lavoro, quello che c'è e va mantenuto e migliorato. Quello che non c'è. Quello che c'è ma non è regolamentato. Quello a rischio. Quello che ci deve essere per le nuove generazioni. Quello qualificato per i nostri ragazzi che, come ho fatto io quarant'anni fa, non devono andarselo a cercare fuori Spezia o fuori Italia. Quello che è finito ma che dobbiamo provare a recuperare.

Se ci pensate bene, tutti i mille problemi che da tempo ci troviamo a snocciolare come un rosario quando pensiamo alla nostra terra è il lavoro. Tutto passa da lì, da quel valore su cui i nostri padri hanno fondato il nostro Paese. Per i lavoratori, per i disoccupati, per i giovani, per le donne, perché per loro è ancora più difficile anche in questo terzo millennio. Ma anche per le imprese, quelle grandi ma anche per le medie e piccole che spesso subiscono le conseguenze delle scelte altrui. Per gli artigiani e i commercianti, perché senza lavoro i volumi affondano. Per le banche, perché senza lavoro tutto si appassisce e i risparmi non crescono. Il problema dei parcheggi è un problema legato al lavoro. Lo sviluppo del nostro porto è un tema di lavoro. La crescita del turismo è una delle risposte in grado di creare lavoro. Anche il welfare cittadino parte da un'occupazione sana e stabile. Il water front, il Felettino, l'utilizzo dell'area Enel sono temi da affrontare in una logica di sviluppo del lavoro, come la crescita dell'Università e il suo necessario legame al mondo delle imprese e dei lavori, come lo sviluppo intelligente del distretto tecnologico. Anche la voglia di maggior sicurezza parte da una disperazione legata alla mancanza di lavoro.
Siamo tutti d'accordo su questo? Certamente no, perché poi dall'enunciazione dei problemi occorre passare alla definizione delle modalità di risoluzione. Ma intanto, proviamo a confrontarci sulle priorità, prima che sui nomi. Proviamo davvero a condividere quel significato di "politica" che ho imparato dalla lezione di don Lorenzo Milani: "ho scoperto che il problema degli altri è uguale al mio: sortirne da soli è egoismo, sortirne tutti insieme è fare politica".

Al prossimo Sindaco di Spezia chiediamo questo: di "fare politica" per uscire insieme dai problemi e cercare di costruire un pezzetto di "bene comune" che non abbia il limite di un paio di mandati elettorali. E su questo confrontiamoci, discutiamo, litighiamo. Non sui nomi.

 

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