"Il dibattito sul piano del commercio in Commissione regionale Attività produttive ci sta appassionando parecchio. Gli interventi sulla stampa della maggioranza di centro destra e dell'opposizione però ci sembrano dettati più dalla logica di contrapposizione che dalla reale volontà di avere uno strumento pianificatore che coniughi le esigenze commerciali con la qualità' della vita di utenti e lavoratori.
Ci preoccupa la possibilità che il nuovo Piano del commercio possa avere riflessi negativi dal punto di vista occupazionale cosa che tra l'altro già il precedente dispositivo non aveva di certo contribuito a contenere. Il settore infatti dal 2008 sconta una pesante contrazione dei consumi a causa della congiuntura negativa, cosa che non ha risparmiato il territorio locale nonostante i deboli segnali di ripresa vengono avvertiti dalle imprese senza che comunque abbiano ancora riflessi positivi sulla stabilità occupazionale.
Come accaduto troppe volte anche in passato non ci piace la dinamica strumentale che sta animando il confronto regionale. Il testo attuale non ha impedito, pur demandando ai comuni la competenza della programmazione commerciale, il proliferare di strutture di media e grande distribuzione che hanno saturato il territorio spezzino. Le stesse amministrazioni locali ne hanno incentivato la presenza, utile molto spesso a sanare i bilanci disastrati delle casse municipali attraverso gli oneri impositivi locali. Da segnalare che gli stessi comuni, spesso vicini, con regole di pianificazione diverse si sono spesso messi in concorrenza sulle aperture festive e domenicali agendo dietro la spinta della grande distribuzione di turno senza tenere conto delle vere esigenze della collettività.
Noi condividiamo la necessitò di una modifica alla Legge regionale per avere riferimenti più fermi e precisi e non per ampliare l'offerta e liberalizzare il mercato. Nello Spezzino sono stati raggiunti livelli che vanno ben oltre la capacità di assorbimento della domanda e per questo servono regole di programmazione che mirino anche a difendere l'occupazione di un settore sempre più precario dove i costi della concorrenza della Grande distribuzione vengono scaricati sul lavoro dipendente (ancora oggi senza rinnovo del Contratto nazionale) e la piccola distribuzione che rappresenta un pezzo di tessuto sociale di enorme valore.
Anche su questo tema, infine, la nostra organizzazione sente il bisogno di un reale coinvolgimento delle parti sociali, bene il confronto sui patti d'area, per la stesura di un testo commerciale che coniughi le reali esigenze del territorio e vada oltre l'interesse particolare del singolo comune, con obiettivi precisi tesi a uno sviluppo condiviso e sostenibile delle attività commerciali mettendo al centro il cittadino sia lavoratore che consumatore".