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Francesco Salvini (UAAR): "Non si risponda al fondamentalismo islamico con l'estremismo religioso. In evidenza

A seguito della strage di Parigi e dell'iniziativa "Presepiamoci", lanciata dalla redazione de "La Nazione", ecco il comunicato stampa di Francesco Salvini, portavoce del gruppo giovani del circolo Uaar della Spezia, che propone una visuale laica della situazione.

 

Prendete un po' di magia delle feste, amalgamatela con il malumore che avete preparato prima e messo da parte; spargete copiosamente con populismo e un pizzico di identità nazionale; per finire mescolate il tutto con "l'odore di muschio" dei presepi passati.
Ed ecco, il solito articolo natalizio che appare sui giornali intorno a novembre. La storia ogni volta si ripete.


Quello che, durante l'anno, è un tentativo di introdurre il crocifisso, con la prima neve viene adattato e diventa l'invasione dei presepi. Anzi, il presepe sembra essere indispensabile perché tutti, indifferentemente dal credo religioso, volenti o nolenti, siamo in vacanza durante quel particolare periodo dell'anno; come se, essendo le scuole chiuse d'estate, tutti gli studenti debbano festeggiare il ramadan.
Tuttavia quest'anno, diversamente da quelli passati, si stanno facendo strada nuove teorie. L'illuminante testata "La Nazione" si fa avanguardia cartacea nel suo tentativo di ammonire i posteri.

Spesso, non so se dipenda da una strana forma di narcisismo culturale, riteniamo che il nostro sentire coincida necessariamente con quello di un gruppo di cui si fa parte. Così le personali tradizioni religiose (a casa mia la precedenza l'ha sempre avuta l'albero) diventano stranamente irrinunciabili retaggi culturali di un popolo; anzi spesso, in questo delirio di finta tolleranza mascherata da integrazione ("Il fatto che si tolleri qualcuno è lo stesso che si condanni" diceva Pasolini), arriviamo addirittura a vedere nel presepio un "ponte culturale tra popoli". Come se una serata in pizzeria possa essere un accogliente convivio per un celiaco. Ci si dimentica che il presepe, come tutte le cose della vita, potrebbe essere letto in modo diverso: senza una visione religiosa (badate, non ho detto patriottica) io vedo degli uomini di colore prostrati davanti a un bambino bianco, dai riccioli d'oro. In fondo c'è del razzismo anche lì, nel tentativo di sbiancare, al di là della veridicità storica, un Gesù nato e cresciuto in Palestina. E non nascondetevi dietro il ventaglio della tradizione: per quella, se posso fare un esempio, in alcuni paesi ancora si pratica l'infibulazione (esatto, non si tratta di un precetto religioso, bensì di una consuetudine).

Il nostro sembra essere un processo di integrazione a senso unico, uno sforzo unilaterale per un guadagno condiviso; niente di diverso dallo schiavismo. Ampliando il discorso, l'isis sembra essere ormai alle porte. Ed ecco l'applicazione politica di un fondamentale principio Newtoniano: "Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria". Così molti hanno pensato bene di rispondere al fondamentalismo islamico (quando ormai è palese che isis e islam siano due cose distinte) con l'estremismo religioso. Anzi, coloro che, fino a qualche tempo fa, attaccavano l'Europa, adesso pretendono di difenderne le fondamenta, le radici - guarda caso - cristiane. Eppure la peculiarità dell'Europa, oltre a un'incapacità comunicativa di fondo, è proprio la possibilità. Possibilità di fare, di vivere, di essere felici, di credere. Un'ottima sintesi di quell'ormai lontano 1789 la cui culla è stata tragicamente violata per ben due volte nell'ultimo anno.

Ebbene, citando Virgilio Merola, sindaco di Bologna "non è il momento di contrapporre un simbolo religioso a un altro". Non è il momento di esporre una croce e ostentare un'identità di comodo per accaparrarsi nuovi voti, per giustificare un nuovo conflitto, la pretesa di una superiorità, un'integrazione a metà. Noi di UAAR da sempre ci battiamo per una società e una scuola senza simboli religiosi di sorta, possibile, più aperta e inclusiva per tutti. Basta nascondere i volti dietro le effigi, basta camuffare le intenzioni con le crociate, i precetti con le tradizioni. È ora di guardare la situazione, da ambo le parti, per quello che è: una gigantesca scusa. Una scusa per cancellare quegli ideali rivoluzionari, per portare avanti una guerra, per avere poi salva la coscienza.


Qui sotto è possibile scaricare il volantino che viene distribuito in questi giorni davanti alle scuole.

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