Francesco Salvini - Per quanto fossimo preparati al consueto accanimento di soggetti esterni alla scuola (magari alla ricerca di voti facili o attenzioni mediatiche) ci sgomenta sapere che chi rappresenta la cultura alla quale ci affacciamo faccia confusione tra memoria nazionale e sentimento cattolico, dimenticando il rispetto delle diversità, anche intestine alla stessa cultura italiana.
Le idee personali degli intellettuali e le loro battaglie ideologiche sono ancora una volta fatte sulle spalle degli studenti, relegati al ruolo di "statuine da presepe".

La scuola pubblica non dovrebbe essere una fantasia, non dovrebbe basarsi su poetismi da presepe ma anzi essere il mezzo attraverso cui la memoria storica tocca le nuove generazioni, con modernità, in un contesto irrinunciabilmente laico e multiculturale.
Ci lascia perplessi l'improprio rimando a "certe odiose limitazioni delle leggi razziali", del tutto estrapolate dal loro contesto storico e sociale proprio quando, poche righe prima, il Professor Pazzi cercava di difendere la "memoria storica" di un popolo; alla stessa maniera vengono costantemente evocati episodi negativi e Paesi lontani, con leggerezza e parzialità.
Forse, prima di far qualcosa in virtù di questa sempre abusata parola "tradizione", sarebbe il caso di andare alle radici della stessa; forse, così, si potrà cominciare a capire quando una collisione di ricordi natalizi diventa una battaglia ideologica e discriminante, confondendo la libertà di espressione con la libertà di oppressione.
Il vero "choc" è trovare scioccante un'azione che garantisce rispetto e parità per tutti; ugualmente ci turba la discrasia con cui possano coesistere nello stesso ragionamento laicità e difesa del presepe in una scuola pubblica: questo ci causa "impatto emotivo".
Manifestiamo la nostra piena solidarietà al Preside Professor Matrorocco, certi che manterrà inalterata la sua civile presa di posizione.
Invitiamo il Professor Pazzi a non congiurare contro i fondamenti laici della nostra scuola, proprio nella speranza "che prevalga – sopra qualche rimasuglio emotivo - il buon senso".