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Festival Jazz, Laghezza (Scelta Civica): "Dobbiamo e possiamo fare di più"

E' il più longevo. E' tra i più lunghi (tre settimane di programmazione). Noi avremo voluto però che fosse il migliore. Parliamo del Festival Internazionale del Jazz della Spezia.

Con la longevità e la lunghezza infatti non si fanno i numeri. Quelli di pubblico e quelli di indotto sul comparto turistico e sulle economie cittadine. Non si fa il prestigio del marchio, dell'organizzazione e in definitiva del luogo in cui la manifestazione e' ospitata.
E' ormai difficile posizionare su un mercato affollatissimo un festival jazz. In Italia ce n'è uno a ogni angolo. Alcuni di questi hanno messo a frutto la longevità (Umbria Jazz) per diventare dei colossi. Il nostro non e' riuscito a capitalizzare il vantaggio acquisito dovuto a una geniale intuizione dei primi organizzatori e ha avuto una vita travagliata e ormai i tempi in cui Tiberio Nicola passeggiava per Spezia con Charlie Mingus sono lontani.
L'ultimo grande artista americano al Festival Jazz della Spezia e' stato Herbie Hancock nel 2008.
In questa piccola storia di un piccolo festival ci sono purtroppo alcuni dei tratti di questa città. Geniali intuizioni sono alla radice di molte delle migliori e più acclamate manifestazioni italiane; esse sono state pero' accompagnate e seguite da gestioni professionali e attente in grado di stare al passo con i tempi di un lavoro sempre più difficile perché sempre più concorrenziale. Il mercato dei festival in Italia e' diventato enorme e super professionalizzato. Sono stati attivati modelli di gestione che prevedono la collaborazione tra pubblico e privato dove i ruoli sono perimetrati e positivi. La politica va da a a b; il privato va da b a c. Insieme conseguono i risultati, la comunità raccoglie l'esito del lavoro svolto godendone i frutti culturali, economici e di socialità.
Abbiamo un esempio a pochi chilometri di distanza: il Festival della Mente anche in questo caso nato dall'intuizione di un'operatrice culturale ha da subito impostato e risolto i rapporti tra i privati e la politica permettendo agli organizzatori di gestire il festival con risultati incrementali anno dopo anno fino ad essere riconosciuto come uno dei grandi festival italiani con ricadute straordinarie su Sarzana non solo nel periodo del festival ma su tutto l'anno.
Siamo ancora in tempo a intervenire sul Festival del Jazz? Senz'altro il treno per primeggiare a livello nazionale e' stato perso molto tempo fa. Troppa acqua e passata sotto i ponti e La Spezia per gli artisti e diventata una meta come un'altra senza nessun particolare fascino. Collaborare con altri festival? E' la strada tentata negli ultimi anni facendo ricadere la scelta su un altro importante ma piccolo festival nel Lazio.
Come procedere quindi? Secondo noi possiamo e dobbiamo far diventare il festival jazz un prodotto professionale con una continuità di gestione e obiettivi chiari che riescano a posizionarlo nei primi 10 festival jazz italiani come negli anni e' successo piu volte. Vanno recuperate le persone che hanno fatto parte delle edizioni storiche e di qualità del festival per recuperare le radici recise dalle ultime edizioni. Va infine coinvolto un numero maggiore di privati per sostenere un cartellone che abbia almeno un richiamo nazionale. Dobbiamo lavorare sul format, dare linee di indirizzo e lasciare lavorare professionisti in grado di prefiggersi degli obiettivi e raggiungerli.
E' un obiettivo relativamente semplice che possiamo cogliere per l'orgoglio degli spezzini e per l'amore che i nostri concittadini hanno sempre dimostrato per questo loro storico festival. Facciamolo.

Alessandro Laghezza, coordinatore provinciale Scelta Civica.

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